RENATA GOMES NATA A MANAUS (AMAZONIA) BRASIL
   
  MANAUS LA MIA CITTA
  AYRTON SENNA
 

I GRANDI PILOTI: AYRTON SENNA DA SILVA 1960-1994




Ayrton Senna da Silva nacque il 21 Marzo del 1960 a Santana, un quartiere residenziale nella parte settentrionale di San Paolo, Brasile. Le condizioni economiche della sua famiglia erano agiate e di certo superiori rispetto alle medie del paese. Senna durante la sua vita avrebbe più volte sottolineato l’importanza di questo aspetto, ammettendo come le possibilità economiche insieme all’unione e alla serenità della sua famiglia lo avrebbero più volte aiutato nei primi anni della propria carriera.

Da piccolo era un bambino un pò impacciato ed i medici gli avevano diagnosticato problemi di coordinamento motorio. Fu nel 1964 che il padre Milton da Silva, proprietario terriero ed uomo d’affari, trovò la soluzione ai problemi del figlio. Notando nel piccolo una grande attrazione verso le automobili, sfruttò uno dei suoi tanti possedimenti, una fabbrica di componenti per vetture, per costruire artigianalmente un kart da regalare ad Ayrton per il suo quarto compleanno.

 

Per lui fu la svolta: quel bambino timido e chiuso una volta al volante si trasformava e diventava concentrato e sicuro. Fu così’ che fin da piccolo Ayrton iniziò a correre all’interno di un parco vicino, dove veniva portato ogni weekend dai suoi genitori. Non era uno studente modello, anzi a scuola era abbastanza svogliato, ma nonostante tutto cercava di fare il massimo per non perdere la fiducia dei propri genitori che in cambio gli davano la possibilità di continuare a correre. Ad otto anni fu già sorpreso a guidare la macchina di famiglia con la quale cercava di emulare le gesta dei suoi grandi miti Jim clarke e Jackie stewart .

Ayrton Senna

Due anni dopo, in occasione del decimo compleanno, il padre gli regalò un vero Kart 100cc da competizione e da allora Ayrton passò dal parco vicino casa al primo circuito vero e proprio, quello di Parco Anhembi. Il ragazzino aveva voglia di competere e di misurarsi con gli altri, ma fino a 13 anni dovette rinunciare alle corse, visto che la legge non permettteva a ragazzi più piccoli di quell’età l’iscrizione ai campionati. Intanto, in quel periodo, l’automobilismo iniziò sempre più a diffondersi in Brasile: nel 1972 Emerson Fittipaldi divenne il primo brasiliano della storia a conquistare un campionato del mondo, mentre l’anno successivo il circuito di Interlagos venne inserito all’interno del calendario di Formula 1.

La prima vittoria al Gran Premio del Brasile (1973) andò proprio al pilota di casa Emerson Fittipaldi, allora il beniamino del pubblico; tra la folla in festa c’era anche il giovane Ayrton Senna, andato proprio a tifare per Fittipaldi, il suo nuovo idolo. Intanto, raggiunta finalmente l’età di 13 anni, il ragazzo iniziò a disputare le sue prime gare ufficiali. Ayrton indossava un casco giallo con una striscia verde, alla quale solo in seguito si sarebbe aggiunta, a completamento dei colori nazionali, una banda blu. La prima corsa si disputò nel circuito di kart che sorgeva all’interno del complesso di Interlagos e il talento di Senna venne subito fuori: la vittoria arrivò al primo tentativo.

Il padre, anche lui appassionato di motori, intuì subito le potenzialità di Ayrton e sapendo i kart erano il punto di partenza più adatto per poter ambire a categorie superiori, decise di affidarlo a “Tche”, il migliore preparatore brasiliano di quei tempi. I risultati non si fecero attendere e il giovane divenne campione sudamericano di Kart nel 1977 e nel 1978. Ayrton era un individualista, non c’era risultato che lo potesse soddisfare al di fuori della vittoria; il suo punto di forza era la profonda conoscenza di ogni minimo particolare del mezzo con cui correva.

Ayrton Senna campione di kart

Naturalmente, oltre al perfezionismo, alla grinta e alla concentrazione, i suoi successi erano dovuti a delle capacità di guida fuori dal normale. Nel mondo dei kart fu l’inventore di una tecnica ancor oggi adottata universalemnte: mentre tutti gli altri bloccavano il condotto del carburatore per una migliore lubrificazione del cilindro soltanto in occasione dei lunghi rettilinei, Senna lo faceva puntualmente ad ogni curva, guadagnando nettamente velocità in uscita. Grazie a questa tecnica riusciva quasi sempre ad attuare la sua tattica di gara vincente: sfruttare al meglio le sue doti velocistiche sul giro singolo per conquistare la pole position, superare la prima curva davanti a tutti e fare il vuoto nei primi giri per gestire senza rischi l’auto fino alla fine della gara.

Dopo le due vittorie sudamericane, l’obiettivo successivo per Senna era quello del campionato del mondo che si sarebbe corso in Europa, a Le Mans. Fu così che partì per l’Italia dove andò a condurre dei test con i fratelli Parilla, proprietari della famosa fabbrica di Motori DAP, situata nella periferia di Milano. Sul circuito Parma-Pancalli Ayrton si dimostrò subito velocissimo abbassando addirittura i tempi del pilota ufficiale DAP, l’irlandese Terry Fullerton, campione del mondo di categoria nel 1973. I Parilla non si fecero scappare il talentuoso brasiliano e Senna divenne secondo pilota, iniziando una collaborazione che sarebbe si sarebbe prolungata per ben tre anni.

Nei mondiali di quell’anno a Le Mans sorprese tutti con un sesto posto buonissimo per un pilota della sua età. Senna però voleva vincere. Il brasiliano, dopo le Mans, andò vicinissimo al titolo mondiale per ben due volte, ma il campionato del mondo di Kart per lui sarebbe per sempre rimasto un tabù: non andò oltre il secondo posto nè nel 1979 all’Estoril nè tantomeno nel 1980 a Nivelles in Belgio. Dopo quei tre anni di esperienza capì che per far carriera era costretto a dover lasciare il suo amato Brasile per trasferirsi in Inghilterra, allora la nazione più consigliata per giovani piloti.

Ayrton Senna in Furmula Ford

Fu così che nel 1981 fece bagagli e andò a vivere con la moglie Liliane Vasconcelos in un appartamentino vicino a Snetterton. Andò a correre in Formula Ford, una delle categorie più adatte per affinare le qualità di guida: il motore unico e la difficoltà di controllo delle monoposto 1600cc prive di appendici aereodinamiche consentivano di mettere in risalto le qualità del pilota. Ayrton, che correva col team Van Diemen di Ralph Firman, non ebbe un inizio brillante, arrivando ottavo al debutto e terzo al secondo tentativo. Fu nella terza gara, sotto la pioggia, che ebbe la possibilità di dimostrare le sue qualità, dominando e conquistando il suo primo successo. Da quel momento Firman gli mise a disposizione una vettura più competitiva e da allora fu un susseguirsi di pole position e vittorie: nel 1981 Senna vinse entrambi i campionati a cui partecipava.

Alla fine dell’anno, però, nonostante i successi, fu costretto a ritornare in Brasile: la moglie non sopportava una vita frenetica e piena di spostamenti ad ogni weekend di gara, i genitori non reggevano la distanza, ed Ayrton, non ben ambientato in un paese così diverso dal Brasile, non riusciva a trovare, a differenza dei colleghi brasiliani delle categorie superiori, gli sponsor necessari per correre. Tornato a casa, iniziò per un periodo ad aiutare il padre nei suoi affari. Il ragazzo, però, non era felice ed il fuoco che aveva dentro lo spingeva ogni giorno a ritornare in pista. Dopo quattro mesi prese la decisione della sua vita: si separò di comune accordo dalla moglie (non più disposta a seguirlo per i circuiti del mondo), si fece trovare un paio di sponsorizzazioni dal padre e ripartì per l’Inghilterra.

La scelta fu azzeccata: nel 1982 ritornò in Formula Ford dove si laureò ancora una volta campione con la bellezza di 22 vittorie, mentre l’anno successivo, a soli 23 anni, passò alla Formula 3, la categoria appena sotto la Formula 1. Il campionato britannico non si presentava per nulla facile e con una grande varietà di circuiti (20 in totale) metteva in seria difficoltà anche i piloti più talentuosi. In quella stagione Ayrton Senna era dato come uno dei favoriti, insieme al promettente inglese Martin Brundle. Senna iniziò alla grande stabilendo il record di nove vittorie consecutive nelle prime nove gare.

Ayrton Senna in Formula 3

Come da previsioni, l’unico a tenergli testa fu Brundle, che con una buona seconda parte di stagione trascinò la lotta per il campionato fino alle ultime gare. Alla fine ebbe la meglio il brasiliano, che con pole position e vittoria divenne campione di Formula 3 a Thruxton. Le voci su di lui iniziarono a girare sempre con più insistenza ed Ayrton si candidò prepotentemente per un sedile in Formula 1 soprattutto dopo la fara finale del campionato di Formula 3. Si trattava del Gran Premio del Portogallo a Macao, seguitissimo da tutto l’ambiente motoristico perchè metteva in competizione giovani provenienti da tutte le serie nazionali. Anche a Macao Senna non lasciò scampo a nessuno e vinse la corsa: le voci sarebbero presto trasformate in fatti.

La prima scuderia di Formula 1 a contattare Senna fu la Brabham che disponeva di una vettura di primissimo livello. La trattativa, però, non andò in porto soprattutto per il volere di Nelson piquet , due volte campione del mondo e pilota di punta del team, che non accettò l’idea di avere al suo fianco un altro brasiliano. Senna decise così di accettare la proposta della Toleman, scuderia di secondo piano nota in quegli anni per riuscire sempre ad ingaggiare piloti giovani e bravi. Il debutto in Formula 1 arrivò proprio nel Gran Premio di casa, in Brasile, dove Senna ottenne l’ottavo posto finale.

Si rese subito conto che in Formula 1 era molto più importante rispetto a quanto non lo fosse in Formula 3 avere a disposizione un pacchetto competitivo: anche il miglior pilota senza una macchina forte ed un motore potente non sarebbe mai riuscito ad emergere. Fu un periodo difficile: a San Marino, a causa di una vettura troppo poco competitiva, non riuscì a qualificarsi, mentre in Francia il nuovo motore turbo si rivelò un flop, costringendolo al ritiro in gara. Proprio nel momento più buio, però, arrivò inaspettatamente l’occasione buona per farsi notare da tutti.

Ayrton Senna su Toleman

La gara successiva si corse a Montecarlo ed Ayrton in qualifica non riuscì ad andare oltre il tredicesimo posto in griglia. L’indomani, però, poco prima della corsa, il tempo iniziò a peggiorare ed il Gran Premio si disputò sul bagnato. La pioggia, che solitamente livella la situazione tra i piloti, unita alle caratteristiche di un circuito cittadino come Montecarlo, capace più di ogni altro di esaltare le capacità di guida del pilota, rappresentarono per Senna un’occasione perfetta per riscattare un inizio di stagione poco brillante: il brasiliano dopo pochi giri aveva già guadagnato ben otto posizioni. L’inizio fu pieno di colpi di scena ed i ritiri di Nigel Mansell Niki Lauda restituirono la testa della corsa ad Alain Prost, dopo che questo aveva perso posizioni nei primi giri.

Al ventesimo giro la gara vedeva al comando Prost con 34 secondi di vantaggio su Senna. Fu lì che Ayrton tirò fuori le unghia iniziando a girare costantemente più forte di tutti gli altri: undici giri dopo il vantaggio di Prost si era ridotto a poco più di 7 secondi. Solo le condizioni metereologiche impedirono a Senna di portare a casa la sua prima vittoria, che sarebbe stata un autentico capolavoro: visto il violento acquazzone che si abbattè sul principato e sotto richiesta di Prost che continuava ad alzare il braccio ad ogni passaggio dal traguardo, il direttore di gara decise di stoppare la corsa. Vinse Prost, ma quel giorno il mondo della Formula 1 scoprì un nuovo campione: Ayrton Senna.

Nelle gare successive, viste le difficoltà di sviluppo della propria vettura e cosciente delle proprie potenzialità, il brasiliano iniziò a cercare un’alternativa alla Toleman. Fu in quel periodo che incontrò in segreto gli uomini della Lotus, la scuderia di Jim Clark ed Emerson Fittipaldi con la quale fin da bambino avrebbe sognato di correre. Il team si trovava in una fase di declino dopo la morte di Colin Champman ed era alla ricerca del pilota della rinascita. Senna, pur sapendo che non sarebbe stato semplice, accettò subito l’offerta e, sfruttando una clausula della Toleman che gli consentiva di sciogliere in anticipo il contratto triennale, firmò con la Lotus per il 1985.

Ayrton Senna su Lotus

Iniziarono così ad arrivare le prime soddisfazioni. La prima vittoria arrivò sotto la pioggia dell’Estoril (Gran Premio del Portogallo) il 21 Aprile del 1985, un trionfo memorabile per l’urlo di gioia che Ayrton dall’interno della propria vettura non riuscì a trattenere appena attraversata la linea del traguardo. La seconda vittoria arrivò nella stessa stagione, in occasione del Gran Premio del Belgio sul circuito di Spa. Nei due anni successivi Ayrton conquistò altre quattro vittorie (Spagna, Monaco e due volte negli USA) e, finendo quarto in campionato 1986 e terzo nel 1987, entrò tra i nomi importanti della Formula 1.

Nonostante qualche successo, però, la rinascita tanto sperata dalla Lotus ed il ritorno ai gloriosi tempi di Colin Chapman non sarebbero mai arrivati: la monoposto di Senna era una buona macchina, ma non era così competitiva da poter lottare alla pari con Williams e McLaren per il titolo mondiale. Così, dopo tre anni comunque importanti, arrivò il divorzio: alla fine del 1987 Senna firmò con Ron Dennis un contratto che non poteva rifiutare. La scuderia inglese era una delle favorite per il titolo, soprattutto dopo aver astutamente strappato la fornitura dei motori Honda alla Williams: l’accoppiata Senna-McLaren si sarebbbe rivelata una delle più vincenti della storia.

Nella nuova scuderia trovò come compagno di squadra Alain Prost, che almeno all’inizio lo accolse con simpatia. Il 1988 fu un anno incredibile per la McLaren che dominò in lungo ed in largo la stagione lasciando agli avversari soltanto le briciole: 15 successi su 16 gare con 9 doppiette. Fu praticamente una lotta a due per tutta la stagione a suon di vittorie. Senna condusse un campionato eccezionale riuscendo a lottare fin dall’inizio alla pari con il ben più esperto compagno di squadra: diventando il re delle pole position e conquistando 8 vittorie contro le 7 del francese riuscì ad avere la meglio su Prost e con 3 punti di vantaggio si laureò per la prima volta campione del mondo di Formula 1.

Ayrton Senna e Alain Prost su McLaren

Nel 1989 ancora una volta nessuna squadra fu in grado di impensierire la McLaren per la conquista del titolo, ma a differenza dell’anno precedente i rapporti tra Senna e Prost iniziarono a diventare sempre più tesi: Prost, dopo la dimostrazione di forza del compagno nel 1988, si rese conto di non essere più l’unico pilota di punta in squadra e vide che molte attenzioni si erano spostate su Senna. Anche in quella stagione Ayrton si dimostrò spesso più veloce del francese, ma a causa di una serie di sfortunati ritiri per problemi tecnici (USA, Francia, Inghilterra e Italia) arrivò a fine stagione con diversi punti di distacco da Prost, sempre bravissimo a gestire la stagione al meglio.

A due gare dalla fine Senna accusava ben 16 punti dal compagno, ormai ad un passo dalla vittoria del campionato. Fu così che si arrivò ad uno degli episodi più discussi della storia: il contatto Senna-Prost a Suzuka. Nel Gran Premio del Giappone, penultima gara del mondiale, il brasiliano conquistò la pole position rifilando un secondo in qualifica al francese. Sembrava che la gara dovesse essere una passeggiata per lui, invece Prost si rivelò molto veloce e riuscì a guadagnare la testa della corsa. Senna iniziò a recuperare e al 47° giro tentò il sorpasso nell’ultima stretta chicane prima del traguardo. Prost gli chiuse le porte e le due McLaren rimasero incastrate fuori pista. Il francese scese dalla macchina sicuro del titolo, mentre Senna si fece aiutare da un commissario, ripartì ed andò a vincere. A fine gara però arrivò la notizia che fece scoppiare le polemiche: Senna venne squalificato per il contatto con Prost ed il professore divenne campione del mondo per la terza volta.

I due erano già ai ferri corti, ma l’episodio di Suzuka rappresentò la rottura definitiva: Senna e Prost non si parlarono più. Il francese concretizzò a quel punto la decisione di lasciare il team di Ron Dennis per raggiungere la Ferrari, mentre alla McLaren arrivò Gerard Berger. Senna ritrovò finalmente la serenità e, tranquillo del supporto di una vettura rimasta ancora molto competitiva, potè dare sfogo alla proprie capacità. Il 1990, nonostante tutto, non fu una stagione facilissima perchè con l’accoppiata Prost-Mansell la Ferrari si dimostrò molto forte e Prost si rivelò ancora il principale avversario di Ayrton. La stagione si decise ancora una volta a Suzuka ed ancora una volta fu un contatto tra i due ad assegnare il campionato. In quell’occasione, però, fu Senna ad avere la meglio e a conquistare il suo secondo titolo mondiale.

Incidente Senna Prost a Suzuka

Nel 1991 la Ferrari perse lo splendore dell’anno precedente e l’unico in grado di impensierire Ayrton fu Nigel Mansell, che, lasciato Prost alla Ferrari, raggiunse la scuderia di Frank Williams. Senna partì alla grande vincendo addirittura le prime quattro gare, ma quando sembrava che non dovesse esserci proprio storia, Mansell iniziò a recuperare. Fu nella parte finale della stagione che il brasiliano si riprese, e mettendo a segno colpi importanti, riallungò sull’inglese e andò a vincere il suo terzo titolo mondiale. Quello del 1991 su finalmente un titolo pulitissimo, senza i colpi di scena e le polemiche degli anni precedenti.

Nelle stagioni successive, però, le cose cambiarono: i motori Honda iniziarono a perdere competitività e la McLaren passò ai propulsori Cosworth. La Williams ritornò ai vertici grazie ai nuovi motori Renault: nel 1992 Nigel Mansell dominò nettamente la stagione conquistando il suo primo ed unico titolo mondiale e lasciando a Senna soltanto tre vittorie. Il brasiliano arrivò quarto dietro ad un certo Michael Schumacher, giovane emergente alla guida della Benetton di Flavio Briatore. Nel 1993 i motori Ford non migliorarono la situazione in McLaren e fu Prost, arrivato al posto di Mansell, a vincere il quarto titolo mondiale della sua carriera proprio davanti a Senna.

In quella stagione soltanto le grandi qualità di Ayrton consentirono al team di Ron Dennis la vittoria di 5 Gran Premi. Memorabile quella conquistata l’11 Aprile a Donington in occasione del Gran Premio d’Europa, forse la più bella vittoria della pur grandissima carriera di Ayrton Senna: partito quinto con una vettura poco competitiva e sotto una gran pioggia il brasiliano sorpassò tutti i suoi avversari in meno di un giro involandosi verso uno dei più grandi successi nella storia della Formula 1. Per la stagione successiva, vista la carenza di competitività, Ayrton iniziò a pensare seriamente di abbandonare la scuderia che gli aveva ragalato ben tre titoli mondiali: a fine stagione le voci di corridoio si concretizzarono e Senna lasciò la McLaren per approdare alla Williams.

Ayrton Senna a Donington

Il 1994 si aprì come una stagione particolare, quasi di svolta, nella quale piloti storici come Prost e Mansell fecero spazio alla nuova generazione rappresentata da giovani come Michael Schumacher, Damon Hill e David Coulthard. La Williams rimase la vettura da battere e Senna, affamato di vittorie ed in assensa dei rivali di sempre, era dato come il principale favorito per la vittoria del titolo. Le prime due gare, però, smentirono le attese ed Ayrton, nonostante la conquista di due pole position, lasciò due successi di fila al sorprendente Schumacher (che alla fine avrebbe conquistato il suo primo titolo mondiale): un testacoda nel Gran Premio di casa ad Interlagos ed un incidente in partenza ad Adelayde lo lasciarono a secco di punti.

Si arrivò così al terzo appuntamento stagionale, il Gran Premio di San Marino ad Imola, in cui Senna cercava punti e riscatto. Si trattò, invece, di uno dei weekend più neri della storia. Tutto si aprì con un terribile incidente accaduto a Rubens Barrichello nelle libere del Venerdì e continuò nelle qualifiche del sabato con la morte di Roland Ratzenberbger, rimasto vittima di un violento schianto all’uscita della curva Gilles Villeneuve. Si arrivò alla Domenica con un clima teso, i volti di tutti erano visibilmente scossi, come se qualcosa ancora sarebbe dovuta accadere. Senna, che partiva dalla pole, avrebbe detto, poco prima dell’inizio della corsa, di non stare bene e di aver paura di correre, per la prima volta nella sua vita.

Forse era un presentimento di quello che sarebbe accaduto. Erano le 14.17 e si correva il settimo giro quando la sua Williams imboccò in pieno e per l’ultima volta il Tamburello. Come mostra la camera car della Benetton di Schumacher, la vettura di Ayrton partì improvvisamente per la tangente del curvone dirigendosi incontrollata verso il muretto esterno. L’impatto laterale fu violentissimo ed il pilota rimase immobile all’interno della vettura con la testa chinata verso il basso. Furono attimi di gelo. Poco prima dell’arrivo dei soccorsi un leggero movimento della testa diede a tutti le speranze. Il trasporto all’ospedale di Bologna fu immediato, ma nonostante gli sforzi dei medici non ci fu nulla da fare perchè l’attività celebrale era già totalmente piatta. Alle 18.30 la terribile notizia: Ayrton aveva perso la sua ultima corsa, quella più importante, a causa delle gravi lesioni riportate al cranio.

Morte Ayrton Senna ad Imola

La causa della morte di Ayrton Senna fu certamente il cedimento del piantone dello sterzo; mai accertate le responsabilità, mai confermate le voci di un possibile quanto misterioso sabotaggio alla sua Williams. Come sarebbe stato accertato in seguito, Senna fu molto sfortunato nell’episodio dell’impatto, perchè i maggiori danni alla testa non furono dovuti alla decelerazione (come nel caso di Ratzenberger), ma ad un braccetto della sospensione anteriore destra che, rimasto attaccato alla ruota, si scaraventò verso l’abitacolo perforando la parte superiore destra della visiera ed il cranio del pilota.

Su quel muretto del Tamburello se ne andò un mito, un pilota dalle impressionanti qualità di guida e soprattutto una persona dalla sensibilità e dal cuore unico. Ayrton era uno che in pista non rispiarmiava nessuno, che lottava col coltello tra i denti sempre e solo per vincere, ma che sceso dalla macchina era un ragazzo d’oro di una generosità immensa. Non a caso era uno che spesso destinava parte dei suoi guadagni alle persone meno fortunate, tanto che adesso un’importante associazione di beneficienza porta proprio il suo nome. Spesso criticato dai colleghi che temevano la sua superiorità tecnica, sempre amato da milioni di tifosi in tutto il mondo, quel giorno, il primo Maggio del 1994, Senna lasciò il mondo della Formula 1 dalla posizione che amava occupare, dalla posizione sua: ci lasciò mentre era, come sempre, davanti a tutti.   RENATA ANDREA.

                                                                                            

 

     
 
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