RENATA GOMES NATA A MANAUS (AMAZONIA) BRASIL
   
  MANAUS LA MIA CITTA
  LA FLORESTA AMAZZONICA
 

 

            La Foresta Amazzonica

La maggior parte dei 7 milioni di km2 di Foresta Amazzonica, è costituita da una foresta di terraferma, vale a dire una foresta che non subisce mai inondazioni e si estende su una vasta pianura che arriva fino a 130-200 metri di altitudine, fino ai piedi delle montagne. Questa grande distesa corrisponde ai sedimenti lasciati dal lago "Belterra", che durante il Miocene e il Pliocene, periodi che risalgono da 25 mila a 1,8 milioni di anni fa, occupava la maggior parte della depressione amazzonica. Il limo e le argille depositate in questo vecchio lago sono stati sottoposti a un leggero movimento epirogenetico di elevazione, mentre le Ande si innalzavano ed i fiumi cominciavano a scavare i loro alvei. Così, si sono originati i tre tipi di foreste amazzoniche: le foreste montane Andine, le foreste di terraferma e le foreste fluviali inondate, le ultime due nell'Amazzonia brasiliana.
Le fluttuazioni climatiche del Pleistocene si sono manifestate con una successione ripetuta di climi freddo-secco-caldo-umido-caldo-secco. L'ultima fase fredda-secca risale a 18 mila-12 mila anni fa, quando il clima dell'Amazzonia era semiarido, con una temperatura media che scendeva fino a 5ºC. Più tardi, si ebbe il ritorno del clima caldo-umido, che raggiunse il massimo intorno a 7 mila anni fa. Da allora e con varie oscillazioni di portata minore, viviamo un clima relativamente caldo-secco.
È stato molto importante il fatto che durante le fasi semiaride la grande foresta di terraferma era divisa e frammentata da formazioni vegetali diradate, del tipo "
Cerrados
", Caatingas e praterie con gruppi di alberi sparsi, tutte più adatte al clima secco. La foresta sopravviveva in "rifúgi", situati nelle aree con suoli più alti e con migliore rifornimento idrico. Con il ritorno del clima più umido, la foresta si espanse nuovamente, a scapito della vegetazione dei "cerrados". Oggi, il "cerrado" sopravvive in suoi "rifugi", all'interno dell'immensità dei boschi di terraferma. Questo processo fluttuante senza dubbio tornerà a ripetersi, a meno che l'uomo non interferisca nel processo.
La foresta di terraferma ha la capacità di adattarsi in molti modi alla povertà di nutrienti dei suoi terreni argillosi. Gli alberi che ne fanno parte sono in grado di rifornirsi di nitrati per mezzo di batteri che fissano l'azoto, che si trovano sulle loro radici. Inoltre, una grande varietà di funghi simbionti delle radici, chiamati micorriza, riciclano rapidamente il materiale organico prima che venga lavato via. Lo strato formato da foglie e altri detriti vegetali che cadono al suolo (la "serrapilheira"), viene riciclato rapidamente dalla fauna ricca di insetti, in particolare, maggiolini, formiche e termiti. Gli insetti costituiscono la specie più numerosa della biomassa animale nella foresta di terraferma.
Questa foresta, particolarmente ricca di aracee epifete, paragonata a quella della
Foresta Atlantica
, è relativamente povera di bromeliacee e di orchidee. Tra queste piante epifete troviamo le mirmecofile, piante che vivono in stretta simbiosi con le formiche. Nel sottobosco della foresta si distinguono in modo particolare le palme e le liane. Le grandi felci sono rare.
La macrofauna terricola della foresta è relativamente povera. I vari tipi di rospi e "pererecas" si sono dovuti adattare per garantire l'acqua necessaria allo sviluppo dei girini. Ricordiamo alcuni grandi mammiferi, come i tapiri, i pecari, e il cinghiale, nonché i "mutuns" e gli inambu, tra gli uccelli terricoli. Sul terreno della foresta si trovano anche molti uccelli 'mangia formiche', che approfittano delle migrazioni di massa delle formiche.
Sulle cime degli alberi, tra i 30 e i 50 metri di altezza, in un ambiente di difficile accesso per il ricercatore, si trova una grande varietà di animali. Lì la fauna è ricca di uccelli come pappagalli, tucani e picchi. Particolarmente vistosi sono il "pavãozinho do Pará" (Eurypiga helias) e la "cigana". Tra i mammiferi arboricoli predominano i marsupiali, i pipistrelli, i roditori e i macachi. I primati hanno nicchie ben differenziate. La bertuccia "bugio" è un animale diurno e si nutre di foglie. Il macaco della notte "Aotus" è l'unico attivo durante la notte. I primati "sauins", insettivori voraci, si suddividono in varie specie e sottospecie che si differenziano per il colore e per la forma della faccia. Oltre agli impollinatori classici, cioé api, farfalle e uccelli, abbiamo anche i macachi della Foresta Amazzonica che svolgono questo importante ruolo. Gli uccelli, i pipistrelli e i macachi fruttivori della foresta di terraferma svolgono l'importante ruolo di diffondere i frutti e i semi degli alberi.
Le specie e le sottospecie di macachi, di bradipi, di scoiattoli e altre, spesso sono separate dai grandi fiumi affluenti del rio delle Amazzoni. Le unità biogeografiche formate dai bacini di questi grandi fiumi spiegano in parte la grande bioversità di animali e vegetali amazzonici. Vi sono inoltre importanti aree della foresta che sono servite come riparo a varie distinte popolazioni durante i periodi di clima arido del passato, ai quali si è già accennato, quando grandi aree di "cerrado" frammentavano la Foresta Amazzonica. Oggi, il disboscamento incontrollato sta frammentando la foresta di terraferma. Se non si adotteranno precauzioni, intere province faunistiche e antichi centri di evoluzione delle specie rischiano di essere cancellate per sempre.
Le foreste inondate si trovano alla portata delle inondazioni annuali del rio delle Amazzoni e dei suoi affluenti più vicini. Le fluttuazioni del livello dell'acqua possono arrivare a 10 metri e oltre. Da marzo a settembre grandi tratti di foresta riparia vengono inondati. Le piante e gli animali che abitano la foresta inondata amazzonica vivono grazie a speciali diverse strategie di adattamento per sopravvivere nei periodi delle inondazioni.
Le acque amazzoniche possiedono caratteristiche differenti che derivano dalla geologia dei loro bacini fluviali. I fiumi cosiddetti di acqua bianca o torbida, come il Solimões o il Madeira, percorrono terre ricche di minerali e di sospensioni organiche. I fiumi cosiddetti di acqua nera, come il Rio Negro, provenienti da terre sabbiose povere di minerali, sono trasparenti e colorati di marrone per le sostanze umiche. Vi sono anche fiumi di acque chiare, come il Tapajós, che nascono nelle aree dei vecchi scudi continentali, anch'essi poveri di minerali e di nutrienti.
Le foreste bagnate dalle acque bianche vengono solitamente chiamate foreste de "várzea" e quelli bagnati dalle acque nere e chiare, foreste di "igapós". La vegetazione della "várzea" è molto più ricca della vegetazione di igapós, per la fertilità delle acque bianche e del terreno alluvionale da esse trasportato. Lo stesso si può osservare riguardo alla fauna dei due tipi di foresta, specialmente con la vita acquatica. I fiumi di acqua bianca sono ricchi di pesci, mentre i fiumi di acqua nera sono "fiumi da fame". Le aree nelle quali si mischiano i due tipi di acqua, come l'area vicino a Manaus, sono considerate particolarmente ricche.
Gli alberi delle foreste inondate si sono adattati morfologicamente e fisiologicamente in vari modi per riuscire a vivere parzialmente sommersi; sono dotati, infatti, di pneumatofori, o radici respiranti e di radici tubulari di sostegno intorno alla base del tronco, le "sapopembas". Gli alberi non hanno molte piante epifete e il sottobosco è praticamente inesistente, mentre vi è una ricca flora erbacea, come il "capim-mori", la "canarana" e il riso selvatico. Nella stagione delle piene, il "capim" si stacca dal terreno e forma delle autentiche isole galleggianti. Anche altre piante acquatiche, come la victoria regia e la ninfea, seguono il livello delle acque.
I mammiferi della foresta inondata, come il tapiro, il porcellino acquatico e altri, sono tutti buoni nuotatori. Perfino i bradipi sanno nuotare. I macachi e gli altri mammiferi arboricoli sono pochi a confronto della fauna della terraferma. Nei fiumi che scorrono nella "várzea", tuttavia, vi sono varie specie di mammiferi acquatici, fra i quali i "botos" (delfini di acqua dolce), il "peixe-boi" (pesce bue), la lontra "ariranha" e altri tipi di lontre. La fauna di primati è molto ridotta. Il vegetariano pesce-bue e i delfini di acqua dolce, predatori, sono molto rari nelle acque nere e nelle acque chiare delle foreste di "igapós", povere di vegetazione acquatica e poco pescose.
Riguardo all'avifauna, che nelle foreste di "igapó" è relativamente povera, predominano gli uccelli acquatici, come gli aironi, i "biguás" (cormorani), i "jacanãs", i "mucurungos" e le anatre.
Le acque delle foreste allagate sono ricche di rettili acquatici. Le tartarughe sono importanti erbivori della vegetazione acquatica e sono sottoposte ad una caccia intensa. La tartaruga 'vera' (Podocnemis expansa) è a rischio di estinzione; la "cabeçuda" (P. dumeriliana) e la "tracajá" (P.unifilis), sono anch'esse molto apprezzate dai cacciatori. Le tartarughe Phrynops si incontrano più spesso lungo le rapide. Tra gli alligatori, il "jacaretinga" (Palaeosuchus trigonatus), un genere che conta solamente un'unica specie endemica nell'Amazzonia, è minacciato di estinzione. L'alligatore grigio, "jacaré-açu" (Melanosuchus niger) è il più comune in quest'area. Vari autori attribuiscono agli alligatori predatori un importante ruolo di regolatori nella "várzea". Merita di essere ricordato anche il grande boa "jibóia amazônica".
In Amazzonia vivono circa 10 mila specie di pesci. Ricorderemo qui solamente alcune specie particolarmente legate alle foreste inondate. Vi sono i pesci frugivori, che si sono evoluti in stretta coevoluzione con gli alberi e gli arbusti amazzonici: i frutti cadono nell'acqua, vengono inghiottiti dai pesci e i semi resistenti agli enzimi gastrici vengono trasportati lontano. Vari pesci, specialmente quelli del vasto ordine dei Characinoidea, presentano una dentatura specializzata per determinati tipi di frutti. Il "tambaqui" (Collosoma macropomum) è un mangiatore specializzato dei frutti dell'Hevea spruceana. I "pacus", del genere Mylossoma, Myleus e Broco, sono anch'essi importanti mangiatori dei frutti di palme, "embaúbas" e altri alberi. La "piranheira" è una delle piante preferite da alcuni tipi di piranha. La diffusione delle piante mediante i pesci della "várzea" e degli "igapós", ha un'importanza comparabile a quella della tradizionale diffusione dei semi, mediante gli uccelli e i mammiferi nelle foreste di terraferma. Il "tambaqui" e i "pacus", così come il "pirarucu" (Arapaima gigas), sono i pesci più importanti dell'Amazzonia da un punto di vista commerciale. Questi pesci frugivori svolgono un ruolo ecologico di importanza fondamentale. Il "tambaqui" è molto ricercato dai turisti pescatori.
I pesci frugivori non sono che uno dei tipi di pesci della "várzea", tuttavia il loro ruolo è particolarmente importante nelle acque nere e in quelle chiare. A causa dell'eccessiva povertà di plancton animale e vegetale in queste acque, sono gli alberi che forniscono il maggior apporto di alimenti. Anche così, i pesci del fiume Negro hanno dimensioni inferiori a quelle dei loro analoghi del fiume Solimões. Anche i banchi di pesci sono più piccoli.
La fauna di insetti è legata soprattutto alla vegetazione acquatica. Le poche specie di termiti e di formiche seguono la salita e la discesa delle acque lungo i tronchi degli alberi. Vari tipi di insetti vivono sulla vegetazione acquatica, mentre nelle acque crescono enormi popolazioni di zanzare e di altri ditteri fastidiosi. I fiumi di acqua nera sono liberi da questa fastidiosa presenza.
Le foreste allagate sono popolate da varie specie di alberi importanti dal punto di vista economico, nonché da alberi che danno legno pregiato. L'albero della gomma (Hevea brasiliensis), la "sorva", l'"andiroba", la "macaranduba", la palma "burití" e il "tiocum", dai quali si ricavano gomma, cibo, olio, resine e fibre di una certa importanza economica. Le "várzeas" sono particolarmente ricche e produttive. Proprio in questi ambienti si trovano maggiormente concentrati gli indigeni e attualmente sono in corso grandi progetti nel settore agricolo, dell'allevamento di bestiame e dell'industria.
Tra gli alberi specifici degli "igapós", con terreni sabbiosi e acqua nera troviamo la "piranheira" (Piranhea trifoliata), la "oeirana" (Alchornea castaniifolia), varie specie di Inga e di Eugenia, la palma Copaifera martii ("copaíba") e la Leopoldinia. Vi sono alcuni alberi, come la Myrciaria dubia e l'Eugenia inundata ("araçá de igapó") che resistono bene alle piene prolungate e infine il Salix humboldtiana, capace di sopravvivere svariati anni costantemente sommersa.
Molte specie della "várzea" sono minacciate di estinzione a causa del rapido sviluppo delle aree urbane, della costruzione di chiuse, dell'inquinamento da mercurio dei giacimenti, ecc. Le attività di caccia e di pesca condotte in modo sregolato in queste aree, hanno già messo in una situazione di rischio l'esistenza di vari vertebrati acquatici di notevoli dimensioni. In cima all'elenco delle specie in via di estinzione troviamo i delfini di acqua dolce, il pesce-bue, la lontra "ariranha", la tartaruga 'vera', la "jacaretinga e altri ancora. Tra i pesci minacciati di estinzione ricordiamo il "piracucu", il più grande pesce di acqua dolce del mondo.
L'elevata produttività della "várzea" ha reso possibile l'esistenza di una densa popolazione indigena all'epoca della scoperta. Le rive del grande fiume hanno ospitato molti villaggi di migliaia di abitanti. La densità della popolazione raggiungeva 14,6 persone per km2. La popolazione riparia coltivava il ricco suolo alluvionale a mais e manioca, raccoglieva riso selvatico e pescava nelle ricche acque. Questi índios erano organizzati per classi sociali e ricorrevano al lavoro degli schiavi.
I fiumi di acqua nera, invece, considerati i "fiumi della fame", sono sempre stati poco abitati. Tuttavia, proprio per la mancanza di fastidiosi ditteri come le zanzare, i "borrachudos" e i "mutucas", i nuovi colonizzatori preferivano abitare lungo le rive dei fiumi di acqua nera. Per un periodo di tempo breve, la capitale della regione è stata Barcelos, sul corso medio del Rio Negro, che è stata subito sostituita da Manaus, preferita perché vicino alla "várzea" ricca di pesce. Ricordiamo, infatti, che i terreni fertili in Amazzonia sono i terreni della "várzea", ove tendono a localizzarsi i grandi centri urbani, vicini, così, alle basi di rifornimento.
Una stazione ecologica è situata interamente nell'ambiente degli "igapós": la Stazione Ecologica Federale dell'arcipelago di Anavilhanas, nel basso corso del Rio Negro. Durante le piene, l'arcipelago, formato da centinaia di isole, viene praticamente sommerso. Il laboratorio di ricerca della Stazione si trova su case galleggianti che seguono il livello delle acque. Vi è anche un'altra stazione nella "várzea" vicino a Tefé, quella di Mamirauá. Il grande centro di ricerca dell'Amazzonia (INPA), a Manaus, e il Museo Goeldi, a Belém, hanno varie riserve e aree di ricerca nelle foreste di terraferma. A Santarém si trova un grande centro di ricerche sui pesci.


 
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